Confinamento e confini, una gestione indecente

La vicenda Covid 19 ha prodotto, tra gli altri risultati, una moltiplicazione dei confini interni in Europa, intrappolando per un tempo indefinito migliaia di persone migranti in luoghi non adatti neppure per una breve sosta. L’Italia, corridoio di scorrimento verso il nord Europa meta finale per la maggior parte di coloro che si mettono in viaggio, non ha neppure tentato di affrontare l’emergenza nella emergenza che questa strozzatura ha creato, limitandosi, nei confronti delle frontiere meridionali, alla indecente quanto inutile decisione di dichiarare non sicuri i propri porti, illudendosi così di assolversi dall’obbligo del soccorso.
Nel frattempo, con una notevole intensificazione del flusso nelle ultime settimane, si assiste ogni giorno all’arrivo a Trieste di decine di ragazzi provenienti dalla rotta balcanica. Sono spinti ad abbandonare i campi in Bosnia, in situazioni sempre più degradanti e invivibili, perché l’inverno è finito, le condizioni meteo sono finalmente favorevoli al viaggio e forse i controlli in Croazia e Slovenia, ma anche in Bosnia, si sono allentati proprio a causa del Coronavirus che richiede più agenti alla sorveglianza del confinamento.
Trieste, però, non è più solo una tappa, per proseguire poi verso la Francia, l’Olanda o la Germania. Qui finisce il loro viaggio. Impossibile muoversi, prendere treni, sfuggire al controllo. Ma, a fronte di una situazione completamente nuova ed allarmante, le misure adottate dalle autorità appaiono estemporanee, volte a tamponare di volta in volta in modo parziale e inadeguato l’esigenza di accogliere i nuovi arrivi. Sarebbe stato necessario, per la sicurezza sanitaria loro e dell’intera collettività, uno scatto di intelligenza e lungimiranza, sospendendo almeno per la durata dell’emergenza sanitaria la distinzione tra richiedenti asilo e coloro che non intendono dichiararsi in Italia per poi essere costretti, in base alle regole di Dublino, a restarci.
Accade invece che, a fronte di un numero di posti letto evidentemente insufficiente, ogni sera qualcuno di coloro che non rientra nel sistema di accoglienza resta a dormire in strada, con una assurda turnazione nei dormitori, in barba alle norme del confinamento e alle più elementari misure igieniche, perché non c’è solo il coronavirus, ma anche parassitosi che potrebbero essere facilmente eliminate con un minimo di accortezza.
Infine, coloro che vengono registrati, o perché decidono autonomamente di chiedere asilo in Italia o perché fermati al confine dalla polizia, una volta terminato il periodo di quarantena devono lasciare il posto ai nuovi arrivi e vengono portati via in altre regioni d’Italia o in altri luoghi del FVG, come Pordenone o il CARA di Gradisca, nella stessa area di quella sorta di lager che è il CPR, dove c’è stato almeno un caso di covid19.
Una situazione che può diventare facilmente insostenibile per un misto di incuria, incapacità e volontà politica discriminate, e che Linea d’Ombra, assieme a La Strada Si.Cura, non può non denunciare con forza.
